CHI SONO


Disegno da sempre, ma i primi contatti con il fumetto professionale li ho avuti alla fine degli anni ’60, quando ho conosciuto Ivo Pavone, un disegnatore del Lido di Venezia che mi ha fatto vedere le sue tavole originali e mi ha dato i primi consigli e suggerimenti.
In quel periodo Venezia, per quanto piccola e isolata, poteva essere considerata, con Milano e Roma, uno dei principali centri del fumetto italiano e ospitava ancora una ricca colonia di disegnatori (Capitanio, Fenzo, Frollo, Ongaro, Gatto, Scarpa…).
Ho avuto la prima collaborazione, non casualmente, con Bruno Marraffa un altro disegnatore lidense, poi divenuto anche mio amico. Ho iniziato inchiostrando nelle sue tavole prima l’erba e gli alberi, poi, pian piano, cose sempre più impegnative come i personaggi in primo piano. Dopo quasi un anno ero in grado di inchiostrare una sua tavola completa.
Il primo editore con cui ho lavorato è stato Gino Sansoni che pubblicava gli “Horror Pocket". Questi primi racconti portavano la mia firma anche come sceneggiatore. Nel 1976 ho disegnato almeno due storie di Zorro per l’editore Cerretti. Nel 1978 ho collaborato anche con la Edifumetto realizzando una storia de “I Sanguinari”, ma il genere non era precisamente tra i miei preferiti.

Al Lido di Venezia conoscevo anche Miro Missaglia, un altro simpatico fumettista che mi ha fornito, senza problemi, un discreto elenco di piccole case editrici (all’epoca ce n’erano almeno una trentina) a cui avrei potuto rivolgermi. Il primo, editore milanese cui mi sono presentato, pur apprezzando il mio lavoro, non aveva necessità di nuovi collaboratori e mi ha indirizzato alla vicina redazione de “Il Giornalino”. E’ stato un colpo di fortuna: Raffaele Cormio mi ha dato subito una storia da realizzare. Il lavoro per “Il Giornalino” è durato alcuni anni e si è interrotto a causa della mia chiamata per il servizio militare in Marina. Dopo il congedo, le cose nella redazione del “Giornalino” erano cambiate e non mi è stato possibile continuare a far parte del loro staff.
Ad ogni modo aver collaborato con una testata così importante mi ha fornito un buon "biglietto da visita"permettendomi di trovare subito lavoro al “Corrier Boy” della Rizzoli.

Nel 1982 ho iniziato a collaborare anche con la Casa Editrice Universo, realizzando diverse storie libere per l’”Intrepido” e “Il Monello”. Diversi episodi mi vedono anche come autore dei testi.
Nel 1983 ho lavorato anche a “Full” altro settimanale “contenitore” della Nemo Edizioni.
Con un amico veneziano Franco Mescola abbiamo pensato di proporre al “Messaggero dei Ragazzi” di Padova la serie Perdido Point. Franco scriveva i testi, mentre io mi occupavo dei disegni e della colorazione delle tavole. Una bella esperienza che ci permetteva totale libertà nelle scelte narrative e grafiche, ma poco redditizia e che ho interrotto nel momento in cui sono stato chiamato alla Sergio Bonelli Editore.

Avevo preso contatto con questa casa editrice già in passato e mi avevano proposto di fare delle prove per Zagor. Il personaggio, in verità, non rientrava nelle mie corde. Non mi trovavo a mio agio, specialmente quando i testi trattavano situazioni comiche. Le prove fatte non convincevano molto neppure me e, non se ne fece nulla. Qualche tempo dopo mi sono ripresentato alla Bonelli con tavole di prova di Ken Parker e la prima parte di una storia ambientata nel Giappone medioevale, che avevo realizzato, ancora una volta, su testi di Franco Mescola. Per prepararla avevo fatto una serie di ricerche molto dettagliate, frequentato a Venezia il Museo d’Arte Orientale, compiuto studi in biblioteca su costumi, armi e usi di quel popolo, visto una delle poche rappresentazioni italiane del teatro Kabuki.
La serie western di Berardi stava per chiudere, ma credo che, in redazione, siano rimasti colpiti da queste tavole “giapponesi”. Poco tempo dopo, nel 1987, infatti, mi hanno chiamato per collaborare a Nick Raider, affidandomi una la storia ambientata a Chinatown, che dava anche il titolo all’albo.
Sono seguiti altri tredici episodi e un albo speciale incentrato su quest’agente della squadra omicidi di New York. Mi hanno offerto, poi, di passare a Julia, un bel personaggio creato da Giancarlo Berardi (fatalità, lo stesso autore di Ken Parker). Ho iniziato con il numero 12 di questa serie pubblicato nel settembre del 1999 (Una dolce bambina triste). Da allora ho realizzato circa un episodio/anno. Alcuni sono frutto della collaborazione con altri disegnatori (Pittaluga, Zuccheri e Copello). Con tutti questi ho avuto degli ottimi rapporti, ma, come autore, preferisco evitare queste situazioni. Mi piace essere responsabile di ogni fase nella realizzazione di una tavola: dalla matita alla china, alle revisioni finali.

Come fumettista ho avuto la fortuna di essermi formato ed aver iniziato  la mia carriera in un periodo, credo, irripetibile. Da ragazzo ho avuto la possibilità di leggere le avventure di Gordon disegnate magistralmente da Alex Raymond, di ammirare la modernità di Alex Toth e la magia dei contrasti luce ombra presenti nelle tavole di Mort Cinder del grandissimo Alberto Breccia.
In Italia negli anni ’70, 80’ e 90’, poi, si era verificata una vera esplosione di creatività in molti campi, da quello cinematografico a quello del design ed anche il fumetto ha vissuto un periodo d’oro. Nelle edicole si trovavano storie di Toppi, Battaglia, D’Antonio, Uggeri, Tacconi, Bagnoli, Pratt, Di Gennaro… Talenti strepitosi che non solo hanno creato tavole di altissima qualità, ma che hanno spesso trovato soluzioni grafiche e  letterarie originali, innovative, consentendo a me e a quelli della mia generazione, di avere dei punti di riferimento “alti”.

Credo di essere un disegnatore anomalo. In effetti, ho frequentato poco le redazioni, gli editori, i festival e le manifestazioni legate al mondo del fumetto. Diversamente da molti miei colleghi, inoltre, ho dedicato (e continuo a farlo) molto del mio tempo libero e delle mie energie ad un’altra mia passione: il volontariato in campo ambientale. Sono stato delegato della sezione LIPU di Venezia, referente locale di quest’Associazione sulla questione MOSE (il progetto che dovrebbe tutelare Venezia dalle alte maree eccezionali) e Responsabile dell’Oasi LIPU Ca’ Roman, nell’estremo sud della Laguna di Venezia. Dal 1994 mi occupo della tutela del fratino, un piccolo uccello che nidifica sui litorali sabbiosi, ormai prossimo all’estinzione.

Sono sposato con Marina ed ho due figli Alberto e Alessandra (tutti e due disegnano meglio di me). Alberto, in particolare lavora da alcuni anni a Londra come concept artist nel campo dell’animazione.